il Venerdì _ 11

Avrei dovuto capirlo sin da subito che questa sarebbe stata una settimana particolare, di cielo grigio, ma dal sapore decisamente dolce, non fosse altro per i cenci e le frittelle che in questi giorni han girato per i corridoi, ché mentre noi eravamo alle prese col lavoro, fuori accadevano un sacco di cose, persino il Carnevale.

Per fortuna, a portarne un po’ anche a noi, d’allegria e di colore, ci han pensato i pazienti. Soprattutto quelli dal metro in giù, pronti come non mai ad aprir bocca davanti al dentista per poi mettersi la maschera e via, di corsa su un carro.

Anche i più grandi, però, a modo loro si son dati da fare. Mi vengono in mente Brunetta e Ascanio, due pazienti in là con l’età, venuti per la prima volta in studio lunedì. Ma che bella accoglienza, han detto, come siete bravi e la simpatia, ecco, quella la s’è trovata da subito. E così, hanno offerto il caffè a tutti. Che dico io, non saran certo coriandoli e maschere, ma anche le parole, quando son buone e spontanee, san regalare sorrisi e buonumore. Tanto che alla fine, oh, il nostro Carnevale ce l’abbiamo avuto pure noi.

A dir la verità, noi, il Carnevale ce l’abbiamo un po’ tutto l’anno. Con la varietà di persone che vediamo passare in studio, infatti, non potrebbe essere altrimenti. E anche la quantità ci mette del suo, ché in alcuni momenti, oh, par d’essere a Rio, travolti dalla folla e dalle emozioni.

Già, perché quelle non mancano mai. Soprattutto se lavori in una squadra fatta per l’80% di donne. Che di per sé, dico io, già questo è un gran bel Carnevale.

C’è di positivo che la noia, qua dentro, nessuno sa cosa sia, ché quando si è donna non esiste un giorno uguale all’altro. Figurarsi quando le donne diventano cinque, otto, tredici… Sbalza l’umore, volano i pensieri e non si fa altro che correre, chi da una parte all’altra e chi sul posto, da ferma, ché mica si può esser tutte uguali e così ognuna corre a modo suo. Quel che ne vien fuori è un continuo dimenarsi di gambe, parole e pensieri, tanto che a volte mi chiedo, chissà chi ci vede da fuori cosa pensa di noi?

Be’, spero solo che questi occhi riescano a cogliere almeno in parte la vitalità che anima le nostre esistenze, che per quanto siano sonfusionate e arruffate, oh, non si riposano mai. Dedite a un confronto continuo, al sostegno di chi ci sta accanto, alle sue fatiche, ai suoi sogni e anche ai nostri. E se poi qualcuno ci mette i bastoni tra le ruote, be’, con una risata e magari un dolcino ci tiriamo su. Ché in questa vita, si sa, i problemi sono altri e le cose van prese alla leggera.

Saperlo fare, intendo sul serio, non è da tutti. Io, ‘sta cosa, credo d’averla imparata da mia mamma, che per carità, non sarà certo impeccabile, ma a me, in questi anni, ha saputo insegnare tanto, lasciandomi la libertà di tentare, prender qualche travata e tornare a rialzarmi. E anche se negli ultimi tempi ci vediamo poco, ché io son sempre chissà dove, le sue parole continuano a farmi da guida. Un po’ come quelle che m’ha scritto per sms l’altro giorno: Forse dovrei fare la mamma giudiziosa e dirti di risparmiare. Invece sai che ti dico? Ma vai e divertiti!

Che per i più, lo so, queste parole non significano niente, ma per quanto semplici siano, a me sono arrivate proprio nel momento giusto. Ché a volte, dico io, più che di un abbraccio, in questa vita abbiam bisogno di una spinta verso ciò che ci rende felici. Capirlo non è affatto facile. Immagino che saperla dare, quella spinta, lo sia ancora meno, quindi grazie ma’, a te e a tutte le donne della mia vita, che spingono e si fanno spingere, verso l’infinito e oltre.

Autore: l_iRe

Segretaria di giorno, di notte scrivo. A trent'anni ho una doppia vita e a tratti ne azzardo una terza, tra amici, sogni, smarrimenti e amore... finché dura.

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