il Venerdì _ 27

La scorsa settimana me ne son rimasta in silenzio. Già. Perché questo lavoro a volte è un po’ come la vita, ti accadono cose che restano dentro e per quanto tu cerchi di gettarle via, il più possibile lontano da te, oh, quelle restano lì, a toglierti fiducia, fiato, a seppellire quella punta d’ironia che da sempre ti permette di restare in piedi, nonostante tutto.

Mi ci son voluti dei giorni per farmene una ragione e a dirla tutta, non credo d’essermela ancora fatta, ché se ripenso alla supponenza e all’ignoranza di quel tipo, le braccia mi ripiombano a terra. Sbam!

A tirarle su, un po’ alla volta, è il fatto che per fortuna, a questo mondo, le persone non son tutte così. L’umanità è alla deriva, certo, ma qualche briciola resiste tenace al naufragio.
E così, ogni giorno c’è chi mi concede sospiri di sollievo, come la signora Grazia, che l’altro giorno, son convinta, me l’han mandata apposta.

Quarant’anni di lavoro al pubblico. La gente, lei, aveva imparato a riconoscerla al volo.
Quelli che avrebbero fatto storie per pagare, m’ha detto, eh ‘un facevano in tempo a entrare in negozio, l’avevo già riconosciuti. Oh, ci provavano in tutti i modi: ho lasciato in portafogli a casa, passo domani… Poi però, di contrario, c’era chi ‘unn’avea sordi ma piuttosto di ‘unn’aver debiti mi pagava con l’ova. A quelli, i capelli, gliel’avrei fatti anche a gratisse, ma a quell’attri… ‘un li facevo mica più entrare, sai.

Ed io lì, ad ascoltare, e a pensare che in fondo, anche se allora non c’ero ancora, mi par di capire che rispetto a quarant’anni fa, la gente è rimasta pressappoco la stessa. Il mondo insomma si divide ancora tra onesti e disonesti.
Insieme a questi ci sono poi quelli che galleggiano; quelli che per intendersi seguono la corrente e a seconda di dove tira, son pronti a calare la maschera del buon cittadino e a mettertelo in tasca.

Se penso ai politici illuminati, ai medici che salvano vite o anche alla mia amica Eli, che passa le sue giornate a New York a studiare il cervello, be’, il mio lavoro mi appare così semplice, ma non per questo, penso, possa esimersi dall’avere una sua funzione sociale. Se c’è qualcosa, infatti, che ciascuno di noi può fare, contro i disonesti, in favore degli onesti o ancor meglio per indicare la rotta ai tanti galleggiatori, be’, io credo proprio debba esser fatto. Mica per niente, eh, ma ‘sti furbetti che quando son nel torto alzano la voce, avrebbero anche rotto, ché per lo meno la signora Grazia alla pensione c’è arrivata. A noi, invece, non toccherà manco quella. Quindi bisogna tener duro e non abbassare la testa, soprattutto davanti a certa gente.
Bisogna far come Boris, insomma, che l’altro giorno, dopo che Lorenzo gli ha tolto un dente è corso in segreteria con un sorrisone pieno di finestre e dall’alto dei suoi nove anni ha detto fiero: Ho resistito!

Ecco, dovremo fare proprio come lui: resistere e sorridere alla vita, ché anche se a volte non è esattamente quel che si saremmo aspettati, non dimentichiamocelo, possiamo comunque sempre scegliere come giocarcela.

Autore: l_iRe

Segretaria di giorno, di notte scrivo. A trent'anni ho una doppia vita e a tratti ne azzardo una terza, tra amici, sogni, smarrimenti e amore... finché dura.

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