Ieri, a quest’ora

Ieri ci siam svegliati con la voglia di un bell’aperitivo in riva al mare.
Non capita spesso di svegliarci così: idee chiare e nessuno dei due che per un motivo o l’altro è costretto a schizzar via chissà dove. Così, nonostante la domenica appiccicosa, buona solo a spiaggiarsi sul divano nuotando nell’aria condizionata, alle cinque del pomeriggio siam saltati in piedi e un attimo dopo, via, in macchina: destinazione mare.

Una curva dopo l’altra, tra colline dorate e villeggianti della domenica dalle mani incollate allo sterzo, siam giunti fin sulla spiaggia. Giusto per berci un gin tonic, eh, lontano da tutto e da tutti, soprattutto da chi, dopo una giornata di mare, si apprestava ad andar via, lasciando spazio a noi, bianchicci e troppo vestiti per non meritarci più di uno sguardo indiscreto.
Be’, per fortuna insieme a questi sono arrivati anche i nostri gin tonic, ché se siam venuti fin qui, ve l’ho detto, lo si deve in gran parte a loro. E poco importa se le ragazze di fianco a noi ricevono uno sconto dal cameriere.
_ Due vini e un gin tonic. Sarebbero 33€, fa lui disinvolto, ma li mettiamo come fossero tre vini e sono 30€.
_ Oh, grazie! esordisce sorpresa la ragazza del gin tonic.

Sebbene sia rivolta verso il mare, io non posso fare a meno di ascoltarli, mentre il sole mi acceca. Lo stesso inizia a fare l’Hendricks, lasciandomi però ancora quel tanto di lucidità da chiedermi, chissà perché, a noi, il cameriere lo sconto non ce l’ha fatto?
Quel pensiero mi esce di bocca. Francesco già sorride. Ci guardiamo, lo guardiamo. Eccolo che torna verso di noi, splendido splendente con dei tramezzini. Ma all’ultimo ci dribbla e oplà, Omaggio per le donzelle. E allora, be’, è impossibile non scoppiare a ridere.

Ridiamo così tanto da rotolare fin sul mare. È un attimo e i nostri piedi sono in acqua, rivolti verso un sole tinto di rosso acceso che un po’ alla volta svanisce, lontano, regalandoci le ultime luci del giorno. D’intorno ci son anziani che camminano, amici in cerchio che mangiano una pizza e poi ci sono loro, una manciata di ragazze che invece di godersi lo spettacolo si fanno fotografare il culo in controluce da qualche amica per poi postare quell’immagine chissà dove.

Che dire? Io, di spettacolo, preferisco di gran lunga questo, che poi, detto tra noi, ha un culo mica niente male.

Marina di Castagneto Carducci

il Venerdì _ 29

Io non so come, ma in questo periodo di città svuotate e sole cocente, mi sento come schiacciata da tutto ciò che mi gira intorno. Eppure, ora che son tutti in ferie, di spazio per noi che restiamo ce ne dovrebbe essere di più, no?

Invece, chissà perché, ovunque vadano a cadere i miei occhi, oh, vedon qualcosa che non va. Un po’ come al tg, dove non si parla d’altro che di tragedie, disastri ambientali, giovani violenti, adulti che perdono il capo, politici che dimostrano di non averlo mai avuto… insomma, ‘na robaaa ma una robaaa, che l’altro giorno mi son detta, forse è davvero giunto il momento di non vederla più quella roba lì.

E così, lunedì sono arrivata a lavoro con l’intenzione di abbandonare per un po’ tv, social, cellulare, per darmi in pasto alla vita vera, quella fatta di persone, relazioni, e a volte anche di chiacchiere da bar buttate lì un po’ a caso. Ché parlare del traffico o del gran caldo non sarà certo il massimo, ma per lo meno non mi toglie energie e fiducia, come il sentire ciò che ultimamente accade in questo mondo.

I miei buoni propositi, credetemi, erano saldi. E lo son stati per un bel po’, eh, un cinque-sei ore buone, fino a quando quella bimba di otto anni non ha messo piede in studio. Un gran mal di denti e la faccia imbronciata. Con lei, la mamma.
Scoperta la causa del dolore, l’abbiam curata. Otturazione e via, risolto.
Quando arrivano al banco della segreteria son sollevate, la mamma più della piccola. E ci credo, dopo ore di lamenti, tua figlia è finalmente tornata a star bene.

_ Grazie, dice la donna.

_ Di niente, la segue la Clau. Poi dice due cose alla bimba.

_ Quanto è? Chiede la mamma sulla cinquantina, abbronzatissima e splendida splendente.

_ Sono 100€, fa la Clau. Ma non fa in tempo a finire che la donna se ne esce con un sonoro, Sticazzi!

Io, che ero alle prese con delle scartoffie ad una scrivania poco distante, alzo la testa. La bimba pare un’anima in pena. E ci credo, con una mamma così lo sarei anch’io.
La Clau resta zitta ed è un vero miracolo, ché se un minimo la conosco, son certa che dentro ne avrà pensate a centinaia. Ma resta zitta. Ignora. Proprio come si fa con le richieste di amicizia che non solo non ci interessano, ma ancor peggio ci disturbano. Ignora, appunto. La fa pagare e via.

Una volta fuori, ci guardiamo e senza dircelo, pensiamo alla stessa cosa: quella povera bimba, ché ultimamente ce la prendiamo tanto con questi giovani, senza riferimenti, valori… e sticazzi, se gli adulti che hanno accanto sono questi, mi pare il minimo.

E allora sapete una cosa?
Mi sa che la pausa me la prendo da tutto, anche dalla vita vera, ché di persone qua ne passano anche di molto belle, eh, ma guarda caso quest’anno allo studio hanno deciso di chiudere per una settimana ed io, be’, ne approfitto volentieri. Un po’ di meritate ferie, come mi ha detto ieri Ezio.

E così, stacco la spina. Ci risentiamo tra qualche giorno… forse.

il Venerdì _ 28

La settimana a ‘sto giro era partita stranamente bene.
Per carità, lunedì, al solito, è stata un’emergenza dietro l’altra, ché da queste parti, oh, non ci si ferma neanche quando luglio lascia il passo ad agosto, ma in fondo, la mattina era passata in fretta, esattamente come un temporale estivo, che in poco più di mezz’ora pare debba buttar giù il mondo, invece, oh, non fai in tempo ad accorgertene che è già tornato a splendere il sole.

Bello. Davvero troppo bello per essere vero. E infatti, giorno dopo giorno, la settimana si è rivelata esser quella di sempre: un concatenarsi d’incontri, alcuni preziosi, altri, che invece mettono a dura prova i nervi, soprattutto adesso che il caldo è tornato a farsi sentire.

Ma la colpa, dico io, mica può esser sempre e solo del caldo, ché qua dentro abbiam pure l’aria condizionata… e allora diciamolo, la colpa è nostra. Anche mia a volte, eh, così ci sono occasioni in cui mi son ripromessa di non aprir bocca, ché come dice Don Franco, il fiato è sempre bene risparmiarlo.
Allora, shhh! Shhh!

Me lo son ripetuto diverse volte in ‘sti giorni, anche davanti al signor Mauro e alla moglie. Lui col mal di denti e lei ad accompagnarlo.
Dopo che aveva finito, gli ho detto: Mauro la dottoressa vuole rivederla settimana prossima. Giovedì può andar bene?
Si, e grande e grosso ha scosso la testa.
Che orario preferisce: 8.30? 8.45? 9.00?
Facciamo 8.30, fa lui un po’ dimesso.
Metti le 9, va, s’intromette d’un tratto lei.
Lui si gira: perché le 9?
Perché lo dico io, e sorride fiera d’aver quell’uomo in pugno: di gestirgli vita, morte e miracoli da anni.
E lui: muah… bada te, se ‘un si pole anda’ da i’dentitsta quando ci pare.
In effetti, penso.
Ma lei niente, sorride ancora e ribadisce: metti le 9.
Io guardo lui.
Lui mi riguarda.
Facciamo le 8.45? butto lì.
Ma lei mi guarda. Smette di ridere.

Meglio metter le 9, va. E torno zitta.

Ma questo non è niente, credetemi, in questi giorni ho visto e sentito cose che voi umani non potete neanche immaginare. E infatti, ci son volte in cui, se solo potessi, vorrei tanto essere come Eleven di Stranger Things. Sollevar un attimo le cose per aria e quello dopo, sbam! Chissà dove.

Peccato che questa sia la vita vera e i superpoteri ancora non siano pervenuti. Magari un giorno, chissà… nel frattempo mi diletto con piccole imprese quotidiani. Be’, a dire il vero, qua dentro la facciamo un po’ tutti.

Stamani Sandra ha tradotto esattamente tutto questo in parole.
Erano le 8.20 e nello studio, ancora deserto, c’eravamo soltanto io, lei e Sandrina, quando d’improvviso è suonato il campanello e nel silenzio illuminato dal sole che filtrava dalle vetrate, ha sollevato le braccia e carica d’energia ha detto: Eccoci pronte per la battaglia di questo venerdì!

Già, perché a volte qua dentro più che a lavorare pare di essere in battaglia. Ora però è giunto il momento di deporre le armi, ché finalmente il venerdì è arrivato e il mio bel casino mi porta al mare.