il Venerdì _ 32

Da un po’ di tempo a questa parte la mia vita ha ripreso a girare ad una tale velocità da non aver più molte energie per scrivere. E a dire il vero, a mancare, oltre alle energie a fine giornata, sono anche quei guizzi improvvisi, le toccate al cuore e gli scossoni, che mi facevan sobbalzare e dire, be’, questa è proprio una cosa da venerdì!
Non che a lavoro le cose siano cambiate, eh, ma forse mi vien da pensare che un po’ sia cambiata io e che forse non sia poi così male, cambiare, se questo vuol dire essere tornata a volgere lo sguardo e il cuore anche ai guizzi e agli scossoni che ci son fuori di qui.

Alcune cose, però, in questo posto continuano a farmi sentire tremendamente a casa, tanto da darmi più d’una motivazione per continuare a scriverne (seppur in maniera discontinua): sono le risate tra colleghe, le speranze condivise, le incazzature (condivise pure queste) ed i pazienti (non tutti, eh…) che ti ringraziano perché anche se sei alle prese con tre telefoni, il campanello, i colleghi che ti parlano sopra etc etc… be’, tu riesci comunque a salutarli e a chiedere, Come va?

E poi ci son le cose bizzarre, che immagino capitino un po’ ovunque, ma che chissà perché, qua dentro, oh, sembrano starci proprio a pennello.

Come l’altro giorno, quando fuori il cielo iniziava a colorarsi di nero e in studio regnava un silenzio irreale.
D’un tratto il telefono ha preso a squillare frenetico.

Driiiiiin driiiiiin
– Poliambulatorio, buona sera.
– Ehm… buonasera – ha detto una voce di donna – senta…
– Si…?
– Avete mica un tavolino per cinque stasera?

Guardi – ho pensato – di tavolini da queste parti non ce ne sono, ma se le van bene delle poltrone, be’, qua ne trova quante ne vuole. E chissene se son da dentista, comodi si sta comodi, ci si può stare anche distesi.
Solo che questo, a lei, mica gliel’ho detto. Ho trattenuto una risata e ho fatto: – Mi sa che ha sbagliato numero, questo è un poliambulatorio.


– Ah… mi scusi.
Poi, sbam!
Tu tu tu…

Ed io son rimasta lì, avvinghiata a quel tu, tu, tu… a pensare, be’, dopo questa si può anche andare a casa, eh!

Autore: l_iRe

Segretaria di giorno, di notte scrivo. A trent'anni ho una doppia vita e a tratti ne azzardo una terza, tra amici, sogni, smarrimenti e amore... finché dura.

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