Questa estate mi sono ripromessa di non scrivere.
O meglio, questa estate mi sono ripromessa di non scrivere niente che riguardi il mio lavoro.
Già mi porta via un sacco di energie durante la settimana, figuriamoci se ho voglia di perderne anche nel weekend!
Così, da un po’ di tempo a questa parte, il venerdì esco dallo studio lasciando dietro di me tutto ciò che ho raccolto nei giorni precedenti: pensieri, pesantezze, arrabbiature… ché non so come, ma negli ultimi tempi la gente butta sugli altri tutto quello che può. A manciate, proprio.
Coloro che se ne stanno dall’altra parte, a raccogliere ciò che viene da quelle manciate, siamo noi: io e i miei colleghi. Per cavarcela dovremmo avere tutti orecchie tappate e spalle tonde, un po’ bruttine a vedersi ma senza dubbio utili a farsi scivolare tutto addosso. A pensarci, sarebbe un gran bel vivere. Invece, oh, i miei mi han fatto proprio all’esatto contrario: orecchie che arrivano ovunque, spalle dritte e come se questo non fosse già abbastanza, hanno pensato di darmi anche una bella lingua lunga. Gioia e dolore di chi mi sta intorno.
In questi mesi la mascherina mi ha salvato la vita un bel po’ di volte – e non solo dal Covid19. Nella mia son rimaste impigliate un sacco di parole, che credetemi è davvero meglio non siano uscite di lì. Per fortuna però ci sono dei pazienti che ti ricordano ancora quanto sia bello poter dire ciò che si pensa con leggerezza e anche un po’ di ironia. Tipo il signor Gianfranco – mastodontico e selvatico – che proprio ieri è venuto in studio.
Appena l’ho visto gli ho puntato il termometro alla fronte – allungandomi sulle punte dei piedi. Lui m’ha guardato con un risolino: “Va’ia va’, te e i Covidde! – poi però s’è fatto serio – Scusa, eh, ma quanto costa codesto coso per la febbre?”
“Mi sembra sui 150€”.
“Ah! – fa due passi verso la sala d’attesa, poi torna a voltarsi – ma che funziona anche con i cani?”.
Questa ci mancava, penso. “Non saprei. Ancora non sono passati cani di qua – mi fermo un attimo – … be’, per lo meno non con quattro zampe”.
Sento la Mau dietro di me che ride. Lo stesso fa lui ed aggiunge: “Ah, bene!”. Così finisce che ridiamo tutti.
Capita spesso ultimamente, di ridere. Penserete, che fortuna! Ma il più delle volte, credetemi, lo si fa per non piangere.
Sarà per questo che le cose son cambiate. E così, adesso, quando il venerdì esco da lavoro, chiudo la porta alle mie spalle e lascio tutto lì – gioie e dolori – pronta a godermi questa estate appiccicosa e le cose belle della mia vita.