Calheta de São Miguel _ Ilha de Santiago, 4 febbraio

Avere un piano B, nella vita, è sempre importante. E a pensarci bene, lo è ancora di più quando ti trovi a Praia e all’indomani della tua partenza per Tarrafal, sbam!, ricevi una mail, con cui l’affittacamere ti dice che, sebbene tu abbia prenotato da giorni, d’un tratto la tua stanza dall’altra parte dell’isola non è più disponibile. Un Pedidos de desculpa e arrangiatevi, sai.

Ma noi, per fortuna, non siam tipi da farci scoraggiare e così, stamani, la macchina l’abbiam noleggiata comunque, ché anche se non arriveremo fin su a Tarrafal, un po’ a nord siam pronti a spingerci lo stesso.

Così, abbandonato il caos della città e i grandi palazzi, scopriamo che al suo interno, Santiago è un’isola gialla, di coltivazioni di mais a perdita d’occhio e montagne irte che svaniscono oltre le nuvole.

Sparpagliati qua e là, ci son piccoli villaggi, con case di mattoni e tetti di paglia, da cui escono bambini che corrono e sorridono, gridandoci dietro chissà cosa. Assieme a loro, scorrazzano anche le galline, mentre i cani, be’, quando ce n’è, preferiscono abbandonarsi sull’asfalto. Che in fondo è lo stesso che piace anche alle vacche, magre da far paura, ma che non temono di camminare nel bel mezzo della carreggiata. E se poi si fa un po’ di fila, ma che fretta c’è?

Il cuore di quest’isola è la città di Assomada, che noi accarezziamo appena, ma da queste parti, anche le carezze più leggere han sapori ben speziati e tinte forti. Un po’ come quelle con cui, anche qui, si vestono le donne, che se ne vanno in giro instancabili e fiere, con enormi ceste sulla testa, tanto che io, be’, non smetterei mai di guardarle, ché in certi luoghi si respira un’aria lontana, ma così lontana… e che qui, oh, si fa lontana per davvero, mica come l’altro giorno nel Platô.

Spostandoci ad est, il paesaggio cambia rapidamente. Dal giallo del mais si passa al verde acceso delle palme e dei banani, che si estendono per chilometri e chilometri, fino a tuffarsi in mare, a Calheta de São Miguel.

È in questo piccolo villaggio, con murales colorati e piccole barche pronte ad entrare in acqua, che ci fermiamo. A guardarci intorno, a ricambiare sguardi gentili, e perché no, a riprendere un po’ di fiato, ché ancora, io, mica ci credo che tutto questo l’abbiamo visto per davvero. E poco importa se il cielo è grigio anche oggi e rischio di tornare a casa più bianca di quando son partita. Di colori, bastan quelli di quest’isola, ché più passano i giorni più mi chiedo, ma quanti ce ne saranno ancora?

Autore: l_iRe

Segretaria di giorno, di notte scrivo. A trent'anni ho una doppia vita e a tratti ne azzardo una terza, tra amici, sogni, smarrimenti e amore... finché dura.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.