il Venerdì _ 43

Il mattino, si sa, ha l’oro in bocca, così stamani mi son svegliata con l’intenzione di chiudere la settimana al meglio, facendo tutto quello che mi ero riproposta di fare in ‘sti giorni e potermi poi godere il weekend in totale relax.
Allora son saltata fuori dal letto all’alba per fare colazione con l’Ale e darle la locandina del mio libro, ché lei è talmente entusiasta di sostenere questo mio progetto e talmente abile nel farlo, che m’ha detto: “Oh Ire, dammene una copia, la metto in azienda. Vedrai!”
Così ci siamo date appuntamento al bar. Solo che poi, arrivata lì, avvolta nella nebbia delle 7.30 e con gli occhi ancora abbottonati, mi sono accorta d’aver dimenticato la locandina. E che cazz… Ho pensato, dandomi più volte della scema, ma poi mi son detta, poco male, ché almeno ho avuto un’occasione per vedere l’Ale, conoscere Barbara e tuffarmi di prima mattina in un buon cappuccino. Ciaf!!

Una partenza, quella di oggi, che è stata la sintesi esatta degli ultimi giorni, fatti di tentativi di far le cose al meglio, superando ostacolo dopo ostacolo. E dopo ogni ostacolo superato, taaaac, eccone subito un altro. Giusto per tenersi in allenamento, eh.

Si, a lavoro in questi giorni è andata proprio così. Per questo ho deciso di non regalare troppe risate, sorrisi, magari attimi di tenerezza… Ma di ‘usare’ questo Venerdì 17 per offrirvi qualche interessante spunto di riflessione sull’Italia di oggi.

Per farlo, però, devo partire da quando, qualche sera fa, siamo andati a letto che era il 2019 e l’indomani ci siamo svegliati nel 2020, sbam!
Un cambiamento mica da poco, eh, che ha portato un nuovo anno, un nuovo decennio e anche un sacco di altre novità, che non so se sia possibile definire buoni propositi, chissà… Quel che è certo è che da allora, cioè dal primo gennaio duemilaventi, il mio lavoro, assieme a quello delle mie colleghe, si è complicato un po’, dato che non so se lo sapere, ma da quest’anno, per poter detrarre le cure mediche (nel nostro caso odontoiatriche) i cittadini dovranno effettuare il pagamento solo con mezzi tracciabili (carta, bancomat, assegno… per intendersi, tutto ciò che non è il contante), conservando non solo la fattura ma anche l’attestazione dell’avvenuto pagamento (scontrino pos, contabile bonifico…).

E fin qui, niente di trascendentale. Figurariamoci, noi il pos ce l’abbiamo da sempre e le fatture si fanno TUTTE, ad ogni sacrosanto pagamento che riceviamo.
Pensavamo, quindi, che l’impatto con questa novità sarebbe stato pari a zero. Invece, be’, in questi giorni ci siamo accorte che per aiutare i cittadini a detrarre le loro spese, abbiamo ‘perso’ (o meglio, rimandato) la riscossione di più d’un pagamento. La gente, infatti, davanti a questa novità dello stop ai contanti per le detrazioni cade dal pero. C’è chi si fruga in tasca e dice “Adesso ho solo i contanti.Tornerò con la carta. Va bene prossima settimana?”
E allora, che fai? Gli dici di no?
Ma i più radicali son quelli d’una certa età, che se ne escono convinti: “Sie bah! Un ce l’ho mica io i’ bancomatte. Io fo’ co’sordi!“.
E allora giù, a spiegare che quel che dici, lo dici per loro, mica per te, ché in realtà tu quei contanti potresti pure prenderli e far fattura, ma poi loro non la possono scaricare e con tutti i soldi che già regaliamo allo Stato, signori miei, gliene vogliamo lasciare altri?

Insomma, da queste parti, dove non facciamo altro dalla mattina alla sera che fare: cure dentistiche, riscossione pagamento, regolare fattura; cura, pagamento, fattura; cura, pagamento, fattura; … l’impatto con la novità è stato un bel po’ impegnativo.
Se contiamo, poi, l’aumento dei costi relativi al maggiore uso del pos (tutti a carico dell’azienda, ovvio, e senza alcun tipo di agevolazione), la cosa si fa decisamente interessante.
Mai però quanto la novità che abbiamo appreso ieri dalla commercialista e che ci ha lasciate letteralmente senza parole.
Se una persona, infatti, vorrà poter usufruire delle detrazioni fiscali, oltre a pagare le cure con bancomat, carta, bonifico o assegno (sacrosanto, per carità), conservando fattura e copia della transazione, il mezzo utilizzato per il pagamento dovrà essere a lui/lei intestato. Questo significa, ad esempio, che se un anziano dicesse al figlio “Puoi pagare tu per me col bancomat – così posso detrarre – poi ti rendo i soldi in contanti?”, be’, non è ancora ben chiaro se poi quella fattura la potrà scaricare oppure no.

Ed allora io, con tutta la buona volontà che ho e il desiderio di contribuire a rendere questo un Paese migliore, dico, ma siamo sicuri che questo ci aiuterà a far emergere i furbi? A colpire finalmente gli evasori?

Muah
Sinceramente di lavoro ne ho fin troppo per metter bocca in quello degli altri, ma se fossi io a dover cercare soluzioni, intendo delle soluzioni serie, partirei da quella paninoteca di Siena, a ridosso di Piazza del Campo, in cui il 6 gennaio ho speso 18 € per due panini e una birra e quando ho mostrato il bancomat, con l’intento di usarlo, mi son sentita dire: “Eh, no, per pagare solo contanti, ché il pos ancora non ce l’abbiamo”.
Allora ho racimolato la moneta (per fortuna che ne avevo) e ho pagato. Il ragazzo ha preso tutto e ha aggiunto: “Lo scontrino te lo porto poi io al tavolo”.

Oh che l’ha’visto te?!

Autore: l_iRe

Segretaria di giorno, di notte scrivo. A trent'anni ho una doppia vita e a tratti ne azzardo una terza, tra amici, sogni, smarrimenti e amore... finché dura.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.