Fase 2

È un lunedì mattina di quarantena, l’ennesimo, anche se va detto che negli ultimi giorni le cose sono un po’ cambiate. Dal Primo Maggio infatti si è dato il via alle passeggiate e così, complice il sole di questi giorni, nel fine settimana la gente si è riversata per le strade.

Il momento che i più stavano aspettando, però, non era tanto il primo di maggio ma questo lunedì 4: un giorno che tutti ricorderemo come l’inizio della cosiddetta Fase 2. Un qualcosa che ancora non ho ben inquadrato, ma che a giudicare dalle auto in doppia fila di stamani, be’, ho il sospetto che molti abbian preso per un bel Bomba Libera Tutti. Speriamoabbene, eh!

Le premesse, però, va detto, non son poi così tragiche. Sebbene siano le 9 passate, infatti, di gente in giro non se ne vede poi tanta. Per lo meno a piedi. Le auto, invece, non fanno altro che passare, passare, passare… e così, dico addio al silenzio irreale che nei due mesi appena trascorsi mi ha fatto compagnia. È bastata una notte perché svanisse e ahimè, credo per sempre.

Mentre aspetto che il caffè sia pronto, cerco di abituarmi alla novità, ascoltando ad occhi ancora abbottonati la città che torna alla vita: bandoni che si alzano, motorini che sfrecciano, qualcuno che si saluta dopo giorni o settimane…

Un brusio a cui si fa presto ad abituarsi. Ma ad un tratto, un rumore sovrasta gli altri. È uno sportello che si chiude. Sbam!
Anzi due. Sbam! Sbam!

Dalla finestra vedo due furgoncini, che se ne stanno in mezzo alla strada uno dietro l’altro, e due uomini che si guardano intorno. Prima a destra, poi a sinistra, poi di nuovo a destra. Non è chiaro chi o cosa stiano cercando, fino a quando uno dei due non apre bocca: Dev’essere questo, fa, indicando uno dei cassonetti blu per la raccolta di vetro e plastica.

Così, senza pensarci un attimo, l’altro si avventa su quel coso tentando di rimetterlo a posto a suon di spallate. Il cassonetto è così pieno che non si schioda d’un millimetro, ma lui non demorde. Poi però, l’altro si avvicina e lo prende per un braccio. Aspetta, no – fa – la segnalazione era al numero 5*.

E così, si spostano entrambi dall’altra parte della strada, proprio davanti a quel numero civico. Dev’essere uno di questi, dicono. E così riparte la ricerca.

Potrei stare a guardarli per ore, ma li lascio fare, ché la moka ha preso a borbottare. Il mio pensiero, però, resta là fuori, con loro e con i tanti sceriffi di quartiere, che adesso che le persone han riacquistato un po’ di libertà, oh, mi sa che non se la cavano mica poi tanto bene. E così, nell’impossibilità di segnalare gli esseri umani, si buttano su altro. Oggi, ad esempio, è toccato a un cassonetto.
Domani, chissà…