Tenere gli occhi aperti, stamani, è stata una vera impresa, ché in cielo splendeva un sole bellissimo.
La città s’è svegliata di buonumore ed io, be’, non ho potuto che fare lo stesso. Così, un po’ alla cieca, mi son data in pasto alle sue vie, che saranno anche silenziose, ma sanno il fatto loro e a tirarti a sé, oh, ci mettono un attimo. Per lo meno con me, che senza accorgermene, in un baleno mi son ritrovata a Christianshavn, dove isole verdi spuntano fuori dalle fredde acque del Baltico.
Le facciate delle case, là, son ricoperte di mattoni, altre di legno, ed hanno grandi vetrate attraverso cui chiunque può entrar dentro. Persino io, che son l’ultima arrivata, mi ritrovo ad osservare una ragazza che lava i piatti. Vedo i suoi quadri, il suo divano. Vedo anche la signora al piano di sopra che annaffia le piante. Ma a loro, la cosa, non sembra dar fastidio. Anzi, sorridono, per poi tornare a darsi da fare.
Sarà che oggi c’è il sole, ma da queste parti mi sembran tutti così sereni, rilassati. Lo son soprattutto a Christiania, la cosiddetta Città Libera, dove dagli anni settanta a farla da padrona son la condivisione e la creatività. Be’, assieme all’erba, il cui odore si diffonde, intenso, sin dalle prime ore del mattino.
Del resto, a Copenaghen, la natura si trova un po’ da per tutto. Per le vie tortuose di Christiania, così come nel cielo ampio che si fonde col mare o tra gli alberi, i cui rami si allungano fino a bussare alle porte delle case.
È un legame strettissimo, quello con la natura, che finisce persino nel piatto, dove i prodotti son quelli del territorio, saporiti e colorati, ed è un tripudio di erbe spontanee. Oh, i danesi riescono davvero a metterle ovunque, tanto che da ieri non faccio altro che chiedermi, non è che a forza di buttarle giù, va a finire che divento un po’ un’erba spontanea anch’io?